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STORIA DEL VINO

Barolo: Il Re dei vini

rubrica a cura di Lino Flavio Demagistris CEO winelovers.shop

Cap I.

La storia del vino Barolo se la si volesse racchiudere in un determinato periodo lo si potrebbe fare con questa dicitura: prima e dopo l’arrivo della marchesa Giulia Colbert Falleti.

Un punto di riflessione su cui non dovremo distanziarci, analizzando la storia del Barolo, è la difficoltà di sapere con certezza quando in passato si parlasse del vino Barolo prodotto con il vitigno Nebbiolo o quando si riferisse solo alla zona geografica di Barolo.

Un esempio lampante lo possiamo fare con il manoscritto del 1820 redatto dal conte Giorgio Gallesio di Pomologo Ligure , in cui il “Barolo “ è giudicato migliore del “ Nizza “.
Mentre nel documento del 1865 viene citato il Barolo in quanto vino prodotto dal vitigno Nebbiolo dove veniva vinificato nelle reali cantine di Pollenzo , mentre le uve venivano dalla vigna di Barolo di Vittorio Emanuele II.

I primi cenni storici risalgono al 1268 quando troviamo la dicutura Nibiol in alcuni documenti redatti e conservati presso il castello di Rivoli .

ritratto della marchesa di Barolo di Luigi Bernero -1810

L’uso del vino in ambito politico effettuato dalla casata dei Savoia si estende anche al Barolo , esattamente nel 1751 , quando diplomatici piemontesi lo inviarono a Londra dove ebbe grande successo.
Mentre il terzo presidente degli Stati Uniti d’America lo definì "quasi amabile come il Bordeaux e vivace come lo Champagne".
Camillo Benso Conte di Cavour lo utilizzò per I suoi incontri formali e non.

Il vino Barolo all’inizio veniva vinificato attraverso una fermentazione all’aria aperta , ma così facendo , il vino acquisiva un sapore decisamente più dolce e mosso rispetto a quello odierno.
Un vino dolce e frizzante, poiché non si sapeva ancora come trasformare tutti gli zuccheri contenuti nel mosto in alcol.

Sotto le direttive di Juiliette Colbert , il Barolo venne lasciato invecchiare nelle cantine, in modo più controllato dove anche il clima era sicuramente più idoneo.
Tutto questo potè avvenire grazie all’utilizzo delle cantine nei comuni di Barolo e Serralunga d’Alba , acquisite grazie al matrimonio con Carlo Tancredi Falletti di Barolo.

La nascita del cosiddetto Barolo moderno si colloca attorno al 1830 e il merito è da attribuire ai Marchesi Falletti, all’enologo francese Louis Oudart e al conte Camillo Benso di Cavour.

Da queste innovazioni iniziò la storia del Barolo come vino secco ed elegante, di grande personalità dopo vari passaggi in legno come narra anche il conte Giorgio Gallesio ne I giornali di viaggi che visitò Barolo a settembre del 1834.

Iniziò così la vinificazione alla francese del Barolo, con molte innovazioni tra cui si segnala la fermentazione con il metodo Gervais introdotto dal generale Francesco Staglieno.
A riferirlo sono Berta e Mainardi ne Piemonte-storia regionale della vite e del vino datando l'innovazione al 1847.

Nel 1884 venne vinificato per la prima volta il Barolo fermo e grazie a questo cambiamento del Barolo anche il Re Carlo Alberto ne diventò curioso , tanto che la marchesa Giulia Colbert Falleti inviò 325 carri contenti ognuno una carrà (botte da 600 litri) di Barolo , (tranne i 40 giorni di Quaresima ,la marchesa era molto osservante).

Fu così un successo alla corte Sabauda che gli venne dato l’appellativo "vino dei re, re dei vini".

Carlo Alberto acquistò le proprietà di Verduno e Pollenzo ed affidò al generale Staglieno, enologo ammiratore della Francia, la cura dei vigneti e la produzione del vino nei vari possedimenti.
Il figlio morganatico di Vittorio Emanuele II e di Rosa Vercellana (‘la bella Rosin'), Emanuele, conte di Mirafiori, ebbe poi in appannaggio le terre di Fontanafredda a Serralunga d'Alba: cento ettari interamente coltivati a vigneto, il più grande "Chateau" di Langa.

Il Barolo era oramai diventato il vino ufficiale dei banchetti importanti a casa Savoia. Giulia Falletti morì nel 1864, lasciando il patrimonio dei Falletti all'Opera pia di Barolo.

Anche il conte Camillo Benso Di Cavour diventato sindaco di Grinzane, che oggi si chiama Grinzane Cavour in suo onore, diede a Luois Oudart il compito di curare il vino nelle proprietà di famiglia nella zona.

Nel 1873 a Vienna il Barolo conquisto 7 medaglie d’oro in uno dei concorsi più prestigiosi.
Nel 1909 vengono delimitati I confini di produzione del Barolo dal Comitato Agrario d’Alba , per salvaguardare il vino e la sua produzione.
Nel 1927 sulla Gazzetta Ufficiale venne pubblicato il “Decreto sui vini tipici”, che delimitava ufficialmente la zona del Barolo , sempre poi nello stesso anno vennero definite le zone geologiche delle aree di produzione del Barolo.
Nel 30 giugno 1934 nacque il Consorzio dei vini tipici di Barolo e Barbaresco.

Locandina Barolo Boys

Il 23 aprile 1966 viene dato il riconoscimento alla DOC.
Il 1 luglio 1980 alla DOCG.

Renato Ratti e poi I "Barolo boys", hanno portato il Barolo ad essere quello che è oggi, con una spaccatura fra tradizionalisti e modernisti.

I Modernisti sempre influenzati dai francesi hanno deciso di optare su uno stile simile ai vini borgognoni e bordolesi e crearono così il loro Barolo: più suadente, pronto da bere in pochi anni ed adatto ai mercati internazionali.

Mentre I Tradizionalisti prediligono un lungo affinamento in botti tonneau, dove rimane leggendaria l’etichetta fatta a mano e prodotta dall’eclettico Bartolo Mascarello (no barrique no berlusconi).

Esistono due versioni di Barolo, Barolo e Barolo riserva.

Il Barolo viene vinificato in purezza solo da uve Nebbiolo al 100%.
Il Barolo può essere coltivato solo in provincia di Cuneo, all'intero del territorio dei comuni di Barolo: Castiglione Falletto; Serralunga d'Alba; in parte il territorio dei comuni di Monforte d'Alba; Novello; La Morra; Verduno; Grinzane Cavour; Diano d'Alba; Cherasco e Roddi ricadenti nella provincia di Cuneo.

Qui di seguito le caratteristiche che riguarda la coltivazione del vino Barolo

  • Terreni: argillosi, calcarei e loro eventuali combinazioni.
  •  Giacitura: esclusivamente collinare; sono da escludere categoricamente i terreni di fondovalle, umidi, pianeggianti e non sufficientemente soleggiati.
  • Altitudine: non inferiore a 170 metri s.l.m. e non superiore a 540 m s.l.m
  • Esposizione: adatta ad assicurare un’idonea maturazione ed a conferire alle uve ed al vino derivato le specifiche caratteristiche di qualità, ma con l’esclusione per i nuovi impianti, del versante nord da -45° a +45° sessagesimali.
  • Densità d’impianto: quelle generalmente usate in funzione delle caratteristiche peculiari dell’uva e del vino.
    I vigneti oggetto di nuova iscrizione o di reimpianto dovranno essere composti da un numero di ceppi ad ettaro, calcolati sul sesto d’impianto, non inferiore a 3.500.
  • Forme di allevamento e sistemi di potatura: quelli tradizionali (forma di allevamento: controspalliera; sistema di potatura: Guyot).
  • E' vietata ogni pratica di forzatura.

La vinificazione e l’imbottigliamento devono essere effettuati nelle zone scritte in precedenza .
E’ facoltà del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, sentito il Consorzio di tutela, di consentire che le suddette operazioni di vinificazione e invecchiamento obbligatorio siano effettuate in stabilimenti situati nell’intero territorio dei comuni di Monforte d’Alba, Novello, La Morra, Grinzane Cavour, Diano d’Alba, Roddi e nella porzione alla destra del fiume Tanaro dei 5 comuni di Cherasco e Verduno.

Tali stabilimenti devono dimostrare di possedere un titolo di conduzione dei vigneti della durata non inferiore a quindici anni.
Il Barolo nasce nelle langhe, termine che secondo alcuni studiosi deriverebbe da "Langues" che non sono altro che delle lingue di terra che si estendono in un vivace gioco di profili, modulati dal mutare delle stagioni.

Dal punto di vista geologico, le Langhe hanno origine nell'Era Terziaria o 9 Cenozoica, iniziata quasi 70 milioni di anni fa. La marna tufacea bianca caratterizza il comprensorio di produzione, sulle colline alte a dominare il fiume Tanaro.

La marna tufacea bianca caratterizza il comprensorio di produzione, sulle colline alte a dominare il fiume Tanaro. Il terreno di cui è composto il territorio nella sua massima parte appartiene a quella formazione geologica che si chiama "terreno tortoriano", uno dei 14 strati dai quali è formata la pila dei terreni sedimentari che compongono il bacino terziario del Piemonte.
Il terreno Tortoniano è caratterizzato da marne e sabbie straterellate.
Queste marne sono di un colore grigio-bluastro, non molto resistenti e danno luogo a colline biancheggiati piuttosto basse e rotondeggianti, sono molto favorevoli alla coltivazione della vite).

Nasce nel cuore delle colline di Langa, a pochi chilometri a sud della città di Alba, nel territorio di 11 Comuni che si inseguono in un suggestivo itinerario di colline sorvegliate da imponenti castelli medioevali, fra cui quello di Barolo, che ha dato il nome al vino oggi celebre in tutto il mondo.

Il Barolo è ottenuto dalla vinificazione in purezza del Nebbiolo, coltivato secondo i metodi tradizionali ovvero con potatura a Guyot e forma di allevamento a spalliera.
La particolare composizione dei suoli di Langa perlopiù calcarei e tufacei è dovuta alla loro formazione, principalmente nell’età del Tortoniano e del Messiniano, circa 7 milioni di anni fa.
Il Ritirarsi progressivo del Mare Padano, ha creato delle colline a forma di cupola caratterizzate da strati di calcare e tufo con presenza di gessi e minerali più accentuati in alcune aree.
Questa particolare conformazione geologica è l’habitat naturale del Nebbiolo che si può esprimere al meglio donando vini armoniosi, strutturati e longevi.

L’immisione al consumo può avvenire solo il 1° gennaio del quarto anno successivo alla vendemmia.

Caratteristiche organolettiche del vino Barolo

Colore: rosso granato.
Odore: intenso e caratteristico.
Sapore: asciutto, pieno, armonico.
titolo alcolometrico volumico totale minimo: 13,00% vol; con «menzione geografica aggiuntiva» e «vigna»: 13,00% vol.
Acidità totale minima: 4,5 g/l.
Estratto non riduttore minimo: 22,0 g/l.

Caratteristiche organolettiche del Barolo riserva
Colore: rosso granato.
Odore: intenso e caratteristico.
Sapore: asciutto, pieno, armonico.
Titolo alcolometrico volumico totale minimo: 13,00% vol; con «menzione geografica aggiuntiva» e «vigna»: 13,00% vol.
Acidità totale minima: 4,5 g/l.
Estratto non riduttore minimo: 22,0 g/l.

 

Non perdetevi il prossimo capitolo dove ripercorreremo la storia di un altro buon vino come il nostro amato Barolo, ma non vogliamo ancora anticiparvi nulla.

Intanto potete acquistare una bella bottiglia di Barolo e degustarla in compagnia di chi amate!

 

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